Interviste del Direttore Responsabile della rivista AS FINANZA avv. Giuseppe Lepore a coloro che hanno consentito al nostro Paese di sostenersi nel periodo di lockdown:
Sabrina Diamanti – Presidente Consiglio Nazionale Dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali
Gentile Presidente, l’emergenza coronavirus che impatto ha avuto sulla categoria professionale a cui Lei appartiene e che rappresenta?
Anche per la nostra categoria, l’impatto è stato e sarà notevole. Nonostante la filiera agroalimentare sia stata tra quelle autorizzate a proseguire l’attività anche durante la quarantena, il 40% dei colleghi si attende fino a un terzo di perdita del fatturato annuale, il 30% dei colleghi vive uno scenario peggiore, con perdite stimabili fino al 50% ed un ulteriore 10% ipotizza perdite fino al 70%.
Per quanto siano valutazioni fatte ancora “in piena emergenza” e con un futuro tutto da definire, è evidente che quest’anno è stato devastante e molto probabilmente l’impatto si protrarrà sul 2021.
Come Ordine fin da subito abbiamo avviato l’interlocuzione con il Governo e gli altri portatori d’interesse per capire e risolvere i problemi che la chiusura avrebbe imposto a una professione come la nostra. Mi riferisco, per esempio, alla necessità di fare sopralluoghi per stimare i danni arrecati dalle intemperie o al rinvio dei termini per la presentazione delle domande PAC, ai controlli in campo per garantire la sicurezza della filiera agroalimentare o la gestione dei cantieri forestali.
Parallelamente abbiamo lavorato col Governo per chiedere il sostegno al comparto agroalimentare, le cui aziende rischiavano di trovarsi in crisi di liquidità, anticipando i fondi previsti nelle varie misure dei PSR.
Un lavoro incessante, che certamente non è concluso e che ci porrà di fronte altre grosse sfide: le difficoltà per l’export italiano, in cui il comparto agroalimentare è uno dei fiori all’occhiello, le limitazioni nella filiera di distribuzione per prodotti deperibili come quelli agricoli, i problemi evidenziati da agriturismi e aziende con vendita aziendale documentata, che hanno visto crollare sino quasi a zero i propri fatturati. Solo per citarne alcuni.
Ritiene che l’accelerazione digitale causata dall’epidemia abbia portato delle innovazioni rilevanti nel modo di svolgere la vostra professione?
La nostra è una categoria che fa dell’innovazione uno strumento di lavoro quotidiano, si pensi all’uso dei droni, al telerilevamento satellitare, al contributo tecnologico insito nei vari interventi di agricoltura di precisione, alle nuove modalità di coltivazione idroponica.
L’improvvisa chiusura, però, ha costretto tutti a interrompere gli spostamenti, trasformando completamente la routine lavorativa. Ciò ha comportato l’acquisizione di competenze nuove per utilizzare strumenti digitali differenti rispetto a quelli ordinari.
La risposta della categoria, nonostante le difficoltà, è stata positiva: un collega su tre è riuscito a spostare in remoto almeno la metà del proprio carico di lavoro e un ulteriore 25% è riuscito a svolgere almeno il 30% del proprio lavoro da casa. E va detto che, pur essendo tra le categorie autorizzate, responsabilmente, i colleghi hanno ri-calendarizzato i sopralluoghi in azienda, se non necessari, razionalizzando le uscite e il tempo dedicato.
Come Ordine stiamo attivandoci per capire come le nuove competenze digitali possano essere messe a valore anche in uno scenario post emergenziale, magari razionalizzando le attività, virtualizzando la stazione di lavoro, ipotizzando la possibilità di fare il controllo delle coltivazioni da remoto. Non a caso, almeno il 30% dei colleghi è quasi certo che utilizzerà il lavoro da remoto anche nel post-emergenza e un altro 30% lo ritiene possibile.
Dopo la pandemia, sicuramente, le vostre saranno professionalità molto richieste. Vi state organizzando per affrontare la necessità del mercato?
Come detto precedentemente, la nostra è una categoria che fa dell’innovazione il proprio vantaggio competitivo e l’emergenza vissuta, quindi, non ha cambiato un approccio che già applichiamo.
Certamente sono emerse delle opportunità per fare diversamente e meglio molte attività, soprattutto a livello di semplificazione amministrativa, che nel nostro settore è decisamente necessaria.
La situazione in atto ci ha spinto a reagire creando numerosi momenti di confronto che, grazie alle videoconferenze, stanno permettendo ai colleghi di interloquire superando le distanze geografiche, mettendo a frutto le proprie esperienze, e iniziando un processo di contaminazione da sempre auspicato, ma lento a partire.
Quanto sta succedendo ha messo a fuoco, tra l’altro, la necessità di avere città più vivibili. Quindi l’importanza di una riqualificazione urbana con l’impiego della vegetazione, della realizzazione di infrastrutture verdi, di connessioni con la natura. E per questo la nostra figura professionale è fondamentale.
Attività primaria, per la nostra categoria che vuole essere al fianco delle aziende agricole per aiutarle a recuperare una stagione molto complessa, sarà quella di accompagnarle a modificare i paradigmi del marketing ma puntando sempre più sulla qualità del made in Italy.
Nel periodo della pandemia, ritiene di aver avuto un supporto adeguato da parte del competente Ministero?
Ho avuto modo di testare le responsabilità derivate dalla situazione in atto, per cui posso solo immaginare quante siano state le istanze pervenute agli organi governativi.
Mi ritengo quindi soddisfatta delle risposte ottenute: da subito siamo stati riconosciuti tra i professionisti che svolgono un’attività essenziale, fatto che ha consentito ai colleghi di continuare a operare, nel rispetto delle prescrizioni e con la responsabilità e il senso etico che ci contraddistingue, a fianco del mondo rurale, a sostegno del nostro Paese.
Ritiene che in futuro, a seguito di quanto accaduto, ci sarà un ritorno all’attività agricola e un nuovo sviluppo rurale?
Non è pensabile un mondo senza agricoltura, attività che sfama il Pianeta. Naturalmente anche questo settore è in continua trasformazione e noi dottori agronomi e dottori forestali ci siamo proposti di accompagnare questa evoluzione, facendo sì che avvenga seguendo i principi della sostenibilità, del mantenimento della biodiversità, del mantenimento della fertilità dei suoli, del contrasto ai cambiamenti climatici, del miglioramento della qualità della vita nelle nostre città, della riduzione dell’inquinamento.
Sono concetti che facciamo nostri da sempre e che applichiamo quotidianamente nelle consulenze in azienda, ma che col Congresso di Matera dello scorso novembre, attraverso la Carta di Matera, abbiamo messo nero su bianco dichiarando la volontà di perseguire gli obiettivi di Agenda2030, ossia quelli stabiliti dall’ONU.
Con questo documento la categoria si è data un forte posizionamento politico e di valori. Una scelta presa ben prima dell’emergenza, per cui questa crisi ha semplicemente accelerato l’urgenza di perseguirla.
Sapevamo, e oggi lo ribadiamo, che il nuovo sviluppo rurale, ma anche quello delle città, dovrà avere la capacità di trovare un equilibrio tra attività umane e contesto naturale, garantendo cibo per l’uomo ma sapendo preservare l’ambiente per lasciarlo in eredità alle generazioni future.
Di Avv. Giuseppe Lepore, Direttore Responsabile AS Finanza.
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