Il primo (speriamo) intervento di soccorso finanziario.
Nelle note illustrative del MEF al DL “Cura Italia” si è dato particolare risalto alle misure che cercano di alleviare quella che indiscutibilmente è la categoria più colpita dal Lockdown italiano, ovvero le c.d. “partite iva”, aggregate nella sventura alle PMI.
Le misure mirano ad incidere sull’immediato delle esigenze di default di cassa, conseguenza inevitabile della chiusura forzosa: ed in particolare in funzione di evitare l’insolvenza verso debiti bancari ed altre istituzioni finanziarie.
Fino al 30 settembre 2020 infatti è prevista la possibilità di utilizzare la parte non utilizzata delle aperture a revoca, dei prestiti accordati a fronte di anticipi su crediti esistenti alla data del 29 febbraio 2020, o alla data del 17 marzo 2020 se superiori. Gli importi accordati dalla banca o dall’intermediario finanziario non possono essere revocati, neanche in parte fino al 30 settembre 2020.
Si è prevista la proroga alle medesime condizioni fino al 30 settembre 2020 dei prestiti non rateali con scadenza prima del 30 settembre 2020: i contratti sono prorogati, unitamente ai rispettivi elementi accessori e senza alcuna formalità.
Cosa non di poco rilievo, infine, la sospensione fino al 30 settembre 2020 del pagamento delle rate o dei canoni di leasing in scadenza prima del 30 settembre 2020, per i mutui e gli altri finanziamenti a rimborso rateale, anche perfezionati tramite il rilascio di cambiali agrarie.
È facoltà dell’impresa chiedere la sospensione dell’intera rata o dell’intero canone o solo della quota capitale.
Non sono certo le misure di sostegno che le partite iva e le PMI si aspettavano, ma il “cerotto” è messo. Non ci resta che seguire la telenovela della decretazione di urgenza, sperando nella pronta distruzione di questa calamità.
Di avv. Marco De Fazi, Studio Legale De Fazi.
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