La gestione dei crediti deteriorati in tempi di emergenza Coronavirus.
Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dello scorso 11 marzo ha consentito, sin d’ora, la prosecuzione dell’attività di gestione del credito. Con le nuove misure annunciate il 23.03.2020 e in via di applicazione nelle prossime ore, il settore potrebbe subire ulteriori restrizioni, imponendo chiusure aziendali (si pensi alle Società di servizi, ad eccezione di quelle che svolgono in via principale attività bancaria e finanziaria in senso stretto).
Tuttavia, già dai primi provvedimenti l’operatività sta avvenendo in un contesto di grandi difficoltà in cui le nuove e diverse modalità organizzative (smart working in primis) impongono al momento costi straordinari al settore.
Senza dimenticare gli interventi sull’amministrazione della Giustizia – che ogni Tribunale ha variamente interpretato rinviando la ripresa dell’attività in primis esecutiva (si intenda, a titolo esemplificativo e non esaustivo, la celebrazione delle aste, l’esecuzione degli ordini di liberazione, il versamento dei saldi prezzo in relazione alle aggiudicazioni intervenute ante crisi) – a dopo il 31 luglio p.v., con conseguente pressoché totale paralisi delle procedure e degli introiti per le Società del settore NPL (La Società asta legale fornisce al seguente link, in tempo reale un aggiornamento di tutti i provvedimenti assunti dai singoli Tribunali: https://www.astalegale.net/covid).
Ne conseguono ripercussioni negative già in essere e attese sulla redditività delle aziende del comparto, che subiscono così un drastico abbassamento delle performance a fronte dell’oggettiva difficoltà nella gestione e nel recupero dei crediti.
Si pensi, ad esempio, che nei giorni scorsi tanto il settore servizi per la finanza che il comparto servizi finanziari ha fatto registrare un andamento depresso a Piazza Affari (fonte Teleborsa).
L’eccezionalità della situazione sta ponendo a rischio l’intero comparto, rappresentato da oltre 18.000 addetti e più di 200 imprese, con conseguenti possibili conseguenze anche sull’occupazione. Un settore sempre più cruciale per la stabilità del nostro sistema economico. A dicembre 2019, per esempio, è stato registrato, nel rapporto “Banche e moneta: serie nazionali” di Bankitalia, un netto calo delle sofferenze bancarie a dicembre con un -17,3% sui dodici mesi (a novembre la riduzione era del 23,5%). Il calo risente di alcune operazioni di cartolarizzazioni avvenute nell’ultimo anno. In particolare: le sofferenze lorde sono diminuite a 50,1 miliardi rispetto ai 55,2 di novembre e ai 55,9 di ottobre; le sofferenze nette sono calate a 27 miliardi, due in meno di novembre.
Le misure che il Governo sta attuando e che attuerà, in questo imprevisto quanto sconvolgente contesto, hanno sicuramente come obiettivo quello di preservare la capacità di reddito delle famiglie e delle imprese in lock-down.
Tuttavia, fermare l’attività di gestione del credito vorrebbe dire creare un danno indiretto a tutti i creditori, aumentando i rischi di maggiore insolvenza dei debitori in futuro.
Non dimentichiamoci che le banche italiane stanno ancora cercando di gestire gli stock di Npl generati dalla crisi del decennio scorso e che una reazione di pancia che bloccasse totalmente le attività potrebbe determinare risvolti più gravi nel prossimo futuro.
Certamente le situazioni direttamente coinvolte dall’emergenza sanitaria vanno tutelate con attenzione, ma occorre permettere una corretta gestione del credito, anche grazie all’aiuto delle misure a sostegno dei redditi per famiglie ed imprese e una protezione per il sistema nel suo insieme.
In tale contesto risulta fondamentale creare un sistema di regole uniformi per evidenziare come le attività delle aziende del settore dei crediti deteriorati siano essenziali anche in tempi di Coronavirus.
Le novità più significative, ad esempio, potrebbero essere: i) l’interruzione dell’attività esclusivamente in relazione ai soggetti debitori direttamente coinvolti dall’emergenza (in data 12/03/2020 Il Forum Unirec-Consumatori ha approvato il Protocollo sulla conduzione dei processi di gestione e tutela del credito in risposta all’emergenza epidemiologica Covid-19. L’attività di recupero del credito potrà essere interrotta se il Consumatore/Debitore presenta una certificazione di oggettive e/o documentate difficoltà ad adempiere al pagamento, in conseguenza dell’emergenza sanitaria. Le aziende si impegnano ad interrompere immediatamente l’attività di recupero del credito e ad informare prontamente l’azienda Committente); ii) la predilezione della lavorazione telefonica e/o comunque a distanza delle pratiche; iii) l’ invito – da parte del Ministero della Giustizia, di concerto con le associazioni di categoria – alla Magistratura e ai servizi ancillari di proseguire l’attività avente natura telematica (si pensi alle aste telematiche, alle udienze per la declaratoria di esecutorietà dei piani di riparto che possono essere tenute in via telematica e ai conseguenti provvedimenti aventi la medesima natura); iii) l’accessibilità alle modalità di pagamento tramite canali digitali, anche da parte dei professionisti impegnati nelle procedure concorsuali/esecutive intraprese per il recupero.
Trattasi di misure semplici ma, ad avviso di chi scrive, essenziali per impedire il blocco di un settore indispensabile per la tenuta del sistema bancario, non solo nazionale.
In sintesi, la paralisi dell’attività non può essere la soluzione; occorre un’azione congiunta di tutti gli operatori del settore e delle associazioni di categoria affinché gli effetti negativi di questa situazione, ancora in una fase embrionale, siano contenuti entro limiti sostenibili.
Di avv. Valeria Proto, Specialista Gestione e Recupero Crediti Bancari presso DoValue S.p.a.
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