“La scuola non ha chiuso a causa del Covid, e non riaprirà grazie al vaccino”: intervista a Suor Anna Monia Alfieri su scuola e il nuovo Ministero dell’Istruzione.
E’ un messaggio forte e chiaro quello di Suor Anna Monia Alfieri, religiosa delle Marcelline e legale rappresentante dell’Istituto di Cultura e di Lingue Marcelline, alla quale abbiamo chiesto di parlarci dell’emergenza scuola, di cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi, delle riforme e degli interventi che si rendono necessari, e il suo pensiero sul nuovo Ministero dell’Istruzione.
Competenza indiscussa, curriculum magistrale. Al vertice di viale Trastevere siede una persona esperta e qualificata: economista, docente universitario, rettore. Lunga la serie delle pubblicazioni. La scuola italiana può così riscoprire il valore della competenza. Non solo la scuola, tutta la società.
Il Covid ha reso tutti più responsabili, ha risvegliato in noi il bisogno di uomini e di donne competenti: gli effetti dell’improvvisazione e degli slogan urlati nelle piazze sono sotto gli occhi tutti: Est iam satis.
Abbiamo creduto che il consenso politico non si fondasse più sulle buone idee, sugli ideali, sui programmi realizzabili – perché frutto di analisi attente – ma sul consenso riscosso tramite i social. E così la politica che aveva superato mani pulite è caduta sotto la scure dei likes. Il mito dell’operaio che diventa imprenditore senza la gavetta sta tramontando.
Certo: il sistema cambia le persone, è vero; ma è altrettanto vero che il sistema può essere cambiato solo dall’interno. La lezione di Aldo Moro è stata considerata superata: i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Il Parlamento era da aprire come una scatola di tonno: già la metafora era di cattivo gusto ma lo è stato ancor più farne un programma politico.
Oggi l’Italia può vantare un governo di unità Nazionale, la scuola può vantare un Ministro all’istruzione di chiara esperienza: il prof. Bianchi fu in grado di far ripartire la scuola per tutti dopo il terremoto dell’Emilia Romagna, oggi la farà ripartire per tutti sulle macerie del Covid. Competenza, credibilità e capacità di tenere insieme il Paese, dal nord al sud: ecco i tre punti di forza di questo ministero che scriverà una nuova pagina di storia italiana.
Ma la politica dei sussidi non ha aiutato e non aiuterà, neppure in ambito di politiche scolastiche. I sussidi non bastano, servono a sopravvivere, non a ripartire. Ai giovani bisogna però dare di più: è chiaro che, per far ripartire il Paese, occorre far ripartire la Scuola, come ritengono concordemente il premier attuale e il neo ministro dell’Istruzione.
Occorre far fronte ai limiti del sistema scolastico, almeno con la stessa energia con cui i poteri forti hanno impedito alla politica di compiere la riforma sistemica che da 20 anni risulta necessaria. Nel 2007, quando era presidente della Banca d’Italia, il prof. Draghi aveva già ben chiari, con la pragmaticità che caratterizza chi desidera risolvere i problemi, i nodi da sciogliere della scuola italiana: la bassa collocazione del nostro sistema scolastico nelle graduatorie internazionali e l’anomalo reclutamento dei docenti. La mobilità, evidenziava il prof. Draghi, ha scarso legame con le esigenze educative, con meriti e capacità; ogni anno più di 150 mila su 800 mila docenti cambiano cattedra in un travagliato percorso di avvicinamento a casa. D’altronde è stato più volte evidenziato che i poteri forti, quali la politica e il sindacato, hanno visto in questi disperati un ricco bacino elettorale e di tesseramento.
Per questo l’unica scelta che un ministro coraggioso non bloccato dalla politica potrebbe fare è quello di un censimento dei docenti, della loro collocazione geografica e delle cattedre, per incrociare domanda e offerta.
La scuola domanda una riforma epocale
Il prof. Draghi, negli anni, ha anche evidenziato il ritardo nella valutazione delle scuole, accanto alla questione che nella scuola occorre introdurre le parole valutazione e meritocrazia. I problemi non nascono, evidentemente, da una carenza di risorse per studente che sono invece più elevate in Italia che nella media Europea. E’ evidente che si spende male.
La scuola domanda una riforma epocale che da troppo tempo è impedita da interessi terzi ma che può oggi essere compiuta con l’aiuto di un governo trasversale, perché, quando si è in emergenza, per non esplodere si arriva subito al sodo, al cuore dei problemi. È necessario completare il percorso dell’autonomia scolastica organizzativa e didattica della scuola pubblica statale, ma anche della libertà della scuola pubblica paritaria, come ben evidenziava il prof. Bianchi nel rapporto finale di 150 pagine del 13 luglio 2020, “Idee e proposte per una scuola che guarda al futuro”, elaborato come comitato dei 18 esperti da lui presieduto, ma mai reso noto alla pubblica riflessione.
Autonomia, inclusione, solidarietà per la ripartenza del sistema nazionale d’istruzione erano i temi chiave del documento, come di tutta la riflessione sulla scuola del neo ministro, sin da quando era rettore e assessore, con una chiara attenzione ai giovani. E ne indica gli strumenti: “Si torna a scuola in presenza con distanziamento”, quasi a dire che il diritto alla salute e all’istruzione vanno tenuti insieme, non fatti confliggere. Si legge a pagina 36 dell’All. B che un attore del sistema nazionale di istruzione è la scuola paritaria che svolge un ruolo pubblico e che le famiglie sono discriminate, dovendo pagare due volte, le tasse prima e la retta poi. Ma era proprio il Covid che avrebbe imposto una maggiore attenzione a questo comparto e alla necessità di completare il percorso della libertà della scuola paritaria. “Il Comitato suggerisce sia prestata particolare attenzione alla circostanza che ove, per ipotesi, si determinasse la chiusura del 15% delle scuole paritarie no profit (circa l’85% del totale di scuole paritarie), occorrerebbe accogliere nelle scuole statali o paritarie degli enti locali circa 100.000 nuovi studenti. Questo proprio in coincidenza con l’esigenza di distanziamento anche in queste ultime e dunque di reperimento di maggiori spazi.
Nel documento sono presenti tutte le premesse per compiere una riforma epocale.
In sintesi: dare una reale autonomia organizzativa alla scuola statale; dare una reale libertà alla scuola paritaria, pubblica ai sensi di legge; rivedere definitivamente le linee di finanziamento del sistema scolastico italiano attraverso i costi standard di sostenibilità per allievo.
Ringraziamo Suor Anna Monia Alfieri per l’intervista: da parte nostra l’impegno e l’invito a tornare a parlare di scuola e di diritto all’istruzione già nelle prossime settimane.
Anna Monia Alfieri, religiosa delle Marcelline, si è laureata in Giurisprudenza nel 2001, in Economia nel 2007, conseguendo anche il Diploma Superiore di Scienze Religiose. E’ legale rappresentante dell’Istituto di Cultura e di Lingue Marcelline. Tra le voci più accreditate sui problemi dell’organizzazione dei sistemi formativi, collabora con la Divisione Enti non Profit di Altis (Alta Scuola Impresa e Società) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, per l’organizzazione dei corsi di Alta Formazione (in management e alta dirigenza scolastica) per gli Istituti Religiosi e per la docenza negli stessi. Dal 2016 fa parte della Consulta di Pastorale scolastica e del Consiglio Nazionale Scuola della CEI. Numerosi sono i suoi contributi scientifici su Riviste specializzate e in volumi collettanei. Segnaliamo i saggi “La buona Scuola Pubblica per tutti Statale e Paritaria” (in collaborazione con (M. C. Parola e M. Moltedo, Laterza, Bari 2010); “Il diritto di apprendere. Nuove linee di investimento per un sistema integrato” (in collaborazione con M. Grumo e M. C. Parola, Giappichelli, Torino 2015); “Lettera ai politici sulla libertà di scuola” (in collaborazione con Dario Antiseri, Rubbettino 2018). Numerosi nel 2020 i Dossier e Focus di Approfondimenti pubblicati con IBL e Università Cattolica (Cattolica News) sui temi autonomia, parità, libertà di scelta educativa, sistema integrato e disabilità. Dal 2020 Senior Fellow dell’Istituto Bruno Leoni. Insignita il 07 Dicembre 2020 della Medaglia d’Oro di Benemerenza Civica Milano (Ambrogino d’Oro) per il suo impegno civile a favore della libertà di scelta educativa e del pluralismo scolastico.
Silvia Sciubba, redazione AS Finanza&Consumo
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