Le Banche non stanno più scontando i crediti d’imposta e gli imprenditori si trovano ad avere una “patata bollente” senza sapere come fare.
Con i nuovi decreti, il governo, ha limitato la cessione dei crediti in prima cessione da parte degli istituti bancari, permettendola solo ad operatori con un importante giro d’affari.
Il mercato finanziario ha reagito di conseguenza, bloccandosi.
Le aziende che sono nate da tale opportunità e quelle che hanno fatto progetti e lavori basandosi sulla possibilità di cedere il credito si trovano ad oggi un tesoretto senza valore.
Sicuramente in questi mesi ci sono state speculazioni ed azioni di sfruttamento del mercato, ma non può giustificare un atteggiamento cosi estremo da parte del Governo.
Si parla di 2,6 miliardi di euro.
A tanto ammontano gli sconti legati al superbonus del 110% riconosciuti ma non monetizzati.
In pratica, un’impresa esegue i lavori di ristrutturazione, non incassa il pagamento ma incamera un credito fiscale, che, una volta richiesto alla banca, non viene trasformato in liquidità.
Il problema è legato al fatto che oltre 60mila imprese artigiane si trovano con il cassetto fiscale pieno di crediti ma senza liquidità, il che rende impossibile onorare i pagamenti;
il 45,9% del campione non ha pagato i propri fornitori, il 30,6% non sta pagando tasse e imposte, il 21,1% non riesce a pagare salari e collaboratori.
I fondi per le detrazioni previste con il Superbonus 110% non solo sono finiti, ma le risorse messe in campo per l’agevolazione fiscale sono state superate dagli importi già erogati sulla base delle richieste ammesse.
Lo rivela l’agenzia per l’ambiente Enea nell’ultimo rapporto, secondo il quale al 31 maggio gli interventi edilizi in corso sono 172.450 per 33,7 miliardi di euro di detrazioni contro i 33,3 miliardi stanziati .
Dalla redazione di ASFINANZA&CONSUMO