Chiunque abbia un mutuo/finanziamento oppure è in procinto di sottoscriverlo dovrebbe per prima cosa aver chiaro la differenza tra il T.A.N. ed il T.A.E.G. espresso nel contratto.
Andiamo in ordine, il Tasso Anno Nominale (T.A.N.) è sicuramente l’indicatore più conosciuto e permette al cliente di capire quale sarà la quota di interesse che andrà a pagare durante il piano di ammortamento e di definire il mutuo in tasso fisso o variabile.
In particolare, nei piani di ammortamento alla Francese, il più utilizzato dalle banche, la quota di interesse da pagare all’inizio del periodo di rimborso è superiore a quella della quota capitale, per poi diminuire con il passare del tempo.
Il T.A.N. è il tasso più pubblicizzato dagli istituti bancari e cosa più sbagliata quello su cui si sofferma di più il cliente.
Il vero parametro per valutare un mutuo/finanziamento è il T.A.E.G. (Tasso Annuo Effettivo Globale) oppure conosciuto come Indicatore Sintetico di Costo, funge da indicatore per dichiarare il costo globale del prestito e del mutuo ricomprendo gli effetti di tutte le spese che risultano ai fini dell’apertura e pagamento del finanziamento come ad esempio costi di istruttoria, di incasso rata, assicurazione, spese di gestione etc…quindi il vero costo per il cliente.
Infatti, questo parametro viene utilizzato per raffrontarlo con il tasso Soglia definito da Ministero dell’Economia e delle Finanze e per rilevare l’eventuale indeterminatezza contrattuale in base all’art. 117 T.U.B. nel caso in cui il Tasso Contrattuale risulti inferiore a quello ricalcolato correttamente.
Per esempio, se sottoscrivete un mutuo ad un T.A.N. molto basso o favorevole, controllate attentamente le spese accessorie alla sottoscrizione come l’assicurazione o spese di gestione amministrative che possono aumentate notevolmente per compensare o mascherare il costo effettivo del mutuo.
Articolo scritto da : Dott. Antonio Suero