ESM – l‘European Stability Mechanism, ribattezzato in italiano Mes, anche detto Fondo Salva- Stati.
Il capitale su cui può contare il MES è di 700 miliardi di euro di cui gli Stati membri iniziano a versare pro quota 80 miliardi di euro (con quasi il 27% del capitale la Germania è il primo contributore; l’Italia partecipa con il 18%). Ad oggi ha concesso prestiti a Cipro (€6,3 miliardi), Grecia (€61,9 miliardi) e Spagna (€41,3 miliardi).
È il meccanismo di stabilizzazione finanziaria entrato in vigore nel 2012 per rispondere agli choc innescati dalla crisi del debito sovrano nell’Eurozona. In poche parole, la sua funzione è quella di prestare assistenza agli Stati in difficoltà finanziaria.
L’obiettivo è quello di mobilizzare risorse finanziarie e fornire un sostegno alla stabilità, secondo condizioni rigorose commisurate allo strumento di assistenza finanziaria scelto, a beneficio dei membri del Mes che già si trovino o rischino di trovarsi in gravi problemi finanziari, se indispensabile per salvaguardare la stabilità finanziaria dell’eurozona nel suo complesso e quella dei suoi Stati membri.
Una volta modificato, il fondo salva-Stati imporrebbe dei requisiti strettissimi per poter ricevere il suo aiuto, rendendo molto difficile all’Italia di beneficiarvi in caso di necessità, con rischio di non ottimizzare il contributo di ben 14 miliardi di euro versati in fase di costituzione del MES. Le condizioni, se la riforma del MES dovesse essere confermata, sarebbero le seguenti:
- non essere in procedura d’infrazione;
- vantare un deficit inferiore al 3% da almeno due anni;
- avere un rapporto debito/PIL sotto il 60% (o, almeno, aver sperimentato una riduzione di quest’ultimo di almeno 1/20 negli ultimi due anni, insieme ad un’altra serie di paletti non facilmente giudicabili a livello oggettivo.
Di Antonio Suero, Presidente di AS Finanza&Consumo.
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Vedi anche https://www.asfinanza.com/accordo-mes-parziale-per-il-momento-litalia-non-va-svenduta/